martedì 26 gennaio 2010

Prima di essere "animali sociali", noi tutti siamo
"animali sessuali". Partendo da una considerazione di
tipo biologico-evolutivo,l'enorme talento di sceneggiatore
di Alan Ball produce un film shock. Dove lo shock (quel micro-spostamento di pensiero, come un sommovimento tellurico interiore) è dato dalla vista dell'ovvio, nascosto nello spettacolare.
Mi spiego.
Niente velo per Jasira racconta la storia di una tredicenne, figlia di un padre libanese e di una madre irlandese, che scopre, attraverso le attenzioni del compagno della madre, le prime sensazioni legate al sesso.
Con l'intento di proteggerla, Jasira viene spedita dalla madre a vivere con il padre, un uomo ben integrato nella medio-alta società americana dal punto di vista lavorativo, e profondamente attaccato ai modelli culturali del suo paese di origine.

L'innocenza di Jasira e la pressocchè totale assenza di figure adulte, portano la ragazza ad interfacciarsi con il sesso senza alcun filtro salvifico. Al contrario, l'unico adulto vicino alla ragazza, il sig. Vuoso, approfitta della mancanza di esperienza di vita (sessuale) di Jasira.

Il sesso, anche le immagini più forti come quelle della deflorazione della ragazza, è solo la spina dorsale del fim, da cui si dipanano tante importanti ramificazioni.

Il sesso serve infatti a raccontare le diverse culture. E' la lente di ingrandimento che racconta i costumi della società americana e libanese (almeno di una parte di esse).

Il sesso racconta anche le divisioni tra culture.
Il padre di Jasira, che subisce il razzismo a causa della sua provenienza medio-orientale, è a sua volta razzista nei confronti del boyfriend di Jasira, Thomas, un ragazzo di colore.

Il sesso in questo film racconta anche qual'è la vera pornografia: non quella dei giornaletti con le donne nude,
ma quella perversa di adulti che proiettano le loro deformazioni sui ragazzi, e poi, quella più sublime raccontata da Alan Ball, l'atteggiamento pornografico degli adulti che si disinteressano delle responsabilità educative che hanno nei confronti dei figli, semplicemente sparendo, non essendoci quando dovrebbero fornire delle chiavi interpretative della vita.

Ultima cosa: uno sguardo alle locandine del film.
Quella italiana (sempre una delusione queste locandine italiane!) punta tutto sulla sessualità (vedi labbra carnose in primo piano, bocca semiaperta e vabbè).

La locandina americana raffigura Jasira sola per strada.
Rappresenta cioè l'intero significato del film (non solo quello apparente!).
In più il titolo originale è fortemente simbolico: TOWELHEAD, è il termine razzista con cui vengono indicate in America persone di provenienza medio-orientale
(lett. testa di tovaglia, ad indicare il turbante portato in molti paesi orientali).

P.s. Il film è basato sul romanzo "Beduina" scritto da Alicia Erian (Adelphi)

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