sabato 30 gennaio 2010


"Alla confluenza di due mari".

E' questo il titolo della mostra antologica

organizzata a Siena

per consolidare la conoscenza

di un artista,

uomo di crocevia,

Ali Hassoun.





I simboli,
quelli della tradizione islamica
di nascita,
e quelli dell'Occidente di
adozione,
si mescolano.
E...sorpresa sorpresa,
non c'è opposizione.






L'uomo impersonale,
che diviene impersonale secondo
alcuni canoni,
si incontra con lo sguardo un pò
imbarazzato e col grande copricapo
della quotidianità africana,
nella pienezza di una donna morbida
ed adornata.




E in alcune piazze, dove le statue-omaggio ad idee e battaglie ormai non hanno più volto,
in ginocchio, senza mostrare il volto, alcuni uomini pregano.



Ed eccola,
la nuova Venere,
donna del sincretismo
tra
scrittura antica
e
andamento da vip.








La destrutturazione
dei valori occidentali
è guardata con un attimo di
esitazione da una donna
che l'acqua deve ancora andarla
a prendere a piedi.








mercoledì 27 gennaio 2010

Devo subito dire che ho uno strano modo di "selezionare" i ricordi.

Un pò come le persone anziane, ricordo benissimo particolari insignificanti, mentre (con grande sconcerto di persone che hanno condiviso con me eventi che sembravano eccezionali), riservo ai punti di svolta della mia vita solo confusi e labili ricordi.

Filtro la memoria in base alle emozioni.


Di solito, a 19 anni si pensa a divertirsi.
Io, a 19 anni, volevo andare a Gerusalemme.


Di tutti i viaggi che avevo fatto fino a quel momento, la città di Gerusalemme è stato il luogo che più ha inciso nella mia Immaginazione e nel mio cuore.

Si dice che ogni pietra parli a Gerusalemme.
A me, parlarono i resti della sinagoga di Cafarnao. Boh, non so perchè, scoppiai a piangere come se qualcuno avesse sciolto nel mio cuore un nodo che non lasciasse passare aria.

E mi parlò anche il Memoriale dei Bambini allo Yad Vashem.

Una grande stanza in penombra. Silenzio.
E poi una voce che faceva l'appello dei bambini.
Un appello lunghissimo, interminabile.
Ogni bambino chiamato rispondeva non con la mano alzata e chiassosa dei mociosetti a scuola,
ma con il suo sguardo, muto, diretto, accecante
della propria immagine proiettata sul muro.




E poi, un coro di fiammelle che danzavano in alto, sempre più in alto, in una bellissima disposizione armonica, geometrica, lenta, ascendente.



Alle fronde dei salici
di Salvatore Quasimodo


E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull'erba dura di ghiaccio, al lamento
d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso su quel palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano livi al triste vento.


martedì 26 gennaio 2010

Prima di essere "animali sociali", noi tutti siamo
"animali sessuali". Partendo da una considerazione di
tipo biologico-evolutivo,l'enorme talento di sceneggiatore
di Alan Ball produce un film shock. Dove lo shock (quel micro-spostamento di pensiero, come un sommovimento tellurico interiore) è dato dalla vista dell'ovvio, nascosto nello spettacolare.
Mi spiego.
Niente velo per Jasira racconta la storia di una tredicenne, figlia di un padre libanese e di una madre irlandese, che scopre, attraverso le attenzioni del compagno della madre, le prime sensazioni legate al sesso.
Con l'intento di proteggerla, Jasira viene spedita dalla madre a vivere con il padre, un uomo ben integrato nella medio-alta società americana dal punto di vista lavorativo, e profondamente attaccato ai modelli culturali del suo paese di origine.

L'innocenza di Jasira e la pressocchè totale assenza di figure adulte, portano la ragazza ad interfacciarsi con il sesso senza alcun filtro salvifico. Al contrario, l'unico adulto vicino alla ragazza, il sig. Vuoso, approfitta della mancanza di esperienza di vita (sessuale) di Jasira.

Il sesso, anche le immagini più forti come quelle della deflorazione della ragazza, è solo la spina dorsale del fim, da cui si dipanano tante importanti ramificazioni.

Il sesso serve infatti a raccontare le diverse culture. E' la lente di ingrandimento che racconta i costumi della società americana e libanese (almeno di una parte di esse).

Il sesso racconta anche le divisioni tra culture.
Il padre di Jasira, che subisce il razzismo a causa della sua provenienza medio-orientale, è a sua volta razzista nei confronti del boyfriend di Jasira, Thomas, un ragazzo di colore.

Il sesso in questo film racconta anche qual'è la vera pornografia: non quella dei giornaletti con le donne nude,
ma quella perversa di adulti che proiettano le loro deformazioni sui ragazzi, e poi, quella più sublime raccontata da Alan Ball, l'atteggiamento pornografico degli adulti che si disinteressano delle responsabilità educative che hanno nei confronti dei figli, semplicemente sparendo, non essendoci quando dovrebbero fornire delle chiavi interpretative della vita.

Ultima cosa: uno sguardo alle locandine del film.
Quella italiana (sempre una delusione queste locandine italiane!) punta tutto sulla sessualità (vedi labbra carnose in primo piano, bocca semiaperta e vabbè).

La locandina americana raffigura Jasira sola per strada.
Rappresenta cioè l'intero significato del film (non solo quello apparente!).
In più il titolo originale è fortemente simbolico: TOWELHEAD, è il termine razzista con cui vengono indicate in America persone di provenienza medio-orientale
(lett. testa di tovaglia, ad indicare il turbante portato in molti paesi orientali).

P.s. Il film è basato sul romanzo "Beduina" scritto da Alicia Erian (Adelphi)

lunedì 18 gennaio 2010


Sono assalita da gelidi brividi
quando mi soffermo a guardare questa triste razza umana

Vedo il vuoto negli occhi
Ascolto l'assenza di significato che scivola sotto la soglia delle parole

Arriva al cuore
Bussa alla mente

Un serpente a sonagli che si insinua nella scatola cranica
pronto ad attaccare alla prima distrazione

venerdì 15 gennaio 2010






































Un omaggio a Dennis Stock, il fotografo che ha creato la leggenda "visiva" di James Dean.

martedì 12 gennaio 2010























La fotografa turca Figen Ciftci ha deciso di rappresentare la "scuola di umanità" che è il Gran Bazaar di Istanbul.
Il Gran Bazaar, anno di inizio costruzione 1460, ha cambiato diversi nomi: dal nome "bezestan" che vuol dire "tessuto" al nome "bazaar" che trae origine dal persiano carsu che vuol dire "quattro porte, quattro strade".
Il Bazaar, che è uno dei più antichi mercati del mondo, è anche un vivaio di arti ed artigiani, un patrimonio di pluriforme che rischia di scomparire sotto la pressione di centri commerciali e grandi magazzini.
UN GUERRIERO - SOSTENITORE DELLA PACE
In questo momento di "lotte" tra "vite", in quest'epoca in cui è davvero all'ordine del giorno pensare di vivere in una giungla selvaggia e concentrarsi sull'annientamento dell'altro..dove il piede con cui ci sia alza al mattino per molti è il piede di guerra.. voglio dare onore alle parole di un Uomo, un guerriero di vita..
Un Essere Umano che ha lottato nella sua vita non contro gli altri, ma contro l'oscurità che può animare i cuori, ha portato avanti e difeso il sogno della pace nel mondo, credeva negli esseri umani e li rispettava, incoraggiava gli amici nelle loro lotte quotidiane per diventare delle persone di valore e creare una società migliore.
Tutto questo l'ha fatto sempre e ..uno dirà perché lo scrivi, solo come ricordo di una persona cara!?
NO!Scrivo perché, in un'Italia che ancora è teatro di episodi di discriminazione, ho la profonda convinzione, la stessa di Paolo, che aprire la propria vita agli altri, riconoscere il VALORE DELLA VITA STESSA negli occhi di chi ci sta di fronte, permetta a Noi di aprire la Nostra di Vita e di farne sgorgare un potenziale infinito! Potenziale che ci permette di affrontare ogni difficoltà e gioia nel modo migliore...di VINCERE qualsiasi cosa accada..
Per questo riporto delle sue parole, PREZIOSE, come esempio tangibile di quale cuore sviluppa e manifesta un Uomo che tende la sua vita verso gli altri senza distinzioni...
Paolo ha scritto queste parole mentre lottava contro una malattia, su cui ha vinto, perché ha incoraggiato chi gli stava attorno nonostante tutto, perché nonostante tutto non ha disprezzato il valore della VITA.. la malattia l'ha portato alla morte ma lui ha vinto perché non si è fermato, il suo cuore era legato al senso vero della vita..
"Ci sono 1000 pensieri e altrettanti stati d'animo che sopravvivono all'oblio prima che una convinzione
si decida a parlare e diventi chiara e penetrante.

Allo stesso modo, ci sono alcune convinzioni che sopravvivono all'oblio quando i pensieri e le

correlate emozioni sopravvissute mettono a tacere la chiarezza del protagonista e trasformano il

cuore in una comparsa nel palcoscenico della vita.

Questo mi costringe a non cedere alla sconfitta. Perché, alla fine, la tempesta mi insegna a guidare

la barca anche dove affondare è certo.

E proprio l'alternanza delle emozioni e delle convinzioni mi insegna a riconoscere l'umanità della mia

sofferenza e a non disprezzare il cuore nemmeno quando è cupo e inerme.

So infatti che è lo stesso cuore che sa illuminare la notte e placare le onde.Ogni istante è così terribile e meraviglioso, quanto inevitabile"
Paolo - giugno 2006






Una simpatica iniziativa di un fotografo americano Brandon Voges, ha fotografato una serie di modelli e volontari appesi a testa in giù.
Tutto questo oltre ad essere un progetto artistico è anche un modo per dimostrare gli effetti della gravità e dello sforzo fisico sulla fisionomia....
qui la mia riflessione...chi siamo noi per giudicare qualcuno per il suo aspetto?!?!?! :)
Come possiamo cambiare e stravolgere il nostro volto, sotto l'effetto di uno sforzo e fatiche..
come è bello invece apprezzare e riconoscere nella diversità e nel volto dell'altro la sua storia!
:)

lunedì 11 gennaio 2010

foto presa da blog "gabbiano"


Pubblico queste parole che una mia cara amica dedica ai migranti di Rosarno. Mi unisco a lei, non aggiungo nulla, lascio solo alle parole di Don Peppino Diana parlare...

"A me non importa sapere chi è Dio.

Mi importa sapere da che parte sta.

Avere una parte,

essere in grado di capire ancora che natura ha un paese,

in che condizioni si trova,

come avvicinarlo con uno sguardo che voglia vedere,

vedere per capire,

per comprendere e per raccontare.

Prima che sia troppo tardi,

prima che tutto torni ad essere considerato normale e fisiologico,

prima che non ci si accorga più di niente... "


di Don Peppino Diana (ucciso dalla Camorra a Casal di Principe il 19 marzo 1994)




domenica 10 gennaio 2010




Foto di Piero De Cindio
Vi racconto questo episodio. L'anno scorso avevo un problema con un cavo elettrico dell'orologio della mia macchina, e spesso capitava, soprattutto dopo i week-end che guidavo poco, che la macchina non partisse.
Una mattina il rito si ripetè nuovamente ed io mi trovavo sul ciglio della strada con i cavi per ricaricare la batteria della macchina, sperando che qualcuno capisse e si fermasse ad aiutarmi.
Visto che nessuno sembrava intuire, incominciai a fermare io stessa le macchine. Non posso dimenticare gli sguardi delle persone: chi mi guardava incazzato, chi infastidito, chi addirittura impaurito, chi semplicemente mi ha squadrato ed è passato oltre.
Ah,scusate: la collocazione geografica era Arcella, Padova.
Ad un certo punto, l'unica persona che si ferma è una ragazza di colore che stava accompagnando la bambina a scuola. Capisce la situazione (difffiiiiiicile da capire per gli altri, in effetti ho l'aspetto di una criminale!) e mi dice:"aspettami, porto la bambina a scuola e ritorno". Io, già presa dallo sconforto pensavo a diverse soluzioni, tipo chiamare il carro-attrezzi, il meccanico, roger rabbit, boh! Incredibilmente, la ragazza ritorna, si ferma, apre la macchina e mi lascia ricaricare la batteria. E poi, con la stessa semplicità con la quale è arrivata, se n'è andata senza chiedermi nulla e facendomi anche un sorriso. Grazie a lei, io non ho perso un giorno di lavoro.
Cosa voglio dire? Voglio dire che c'è una semplicità del dare in chi è cresciuto nei paesi più poveri che noi abbiamo assolutamente dimenticato. Voglio dire che c'è una sapienza del dare fatta di naturalezza, se con naturalezza ti approcci alle persone. Voglio dire che c'è una forza del dare in chi, avendo sempre ricevuto poco, risponde con il doppio di entusiasmo quando riceve il poco.
Questo l'hanno capito soprattutto tutte le organizzazioni criminali e mafiose presenti in Italia.
Le uniche che sono state in grado di comprendere la ricchezza di forza e volontà presenti nei giovani migranti. Sanno i paesi dai quali provengono e la miseria che portano sulle loro spalle, e sanno che pur dandogli il sotto-minimo, questi ragazzi sono disposti a stillare sangue, perchè il minimo da noi, è il tanto nei loro paesi.
Pensate quale aberrazione. Uno stato che si proclama civile comprende la ricchezza insita in queste genti quando deve rimpinguare le proprie casse (la recente sanatoria) e non comprende che quella forza fisica e morale (adesso asservita dagli unici in grado di fare società floride in Italia) è una linfa che può rinnovare il nostro paese, e quindi non vede lo stato sub-umano di vita di questi ragazzi.
P.s. Le foto sono di un ragazzo che vive in Calabria che si chiama Piero De Cindio.
P.p.s. La mia solidarietà va anche ai cittadini di Rosarno che sono vittime, al pari degli altri. Cioè quelli che non sono stati omertosi, cioè quelli che non sono collusi, cioè quelli che hanno denunciato o semplicemente si sono sdegnati di questa situazione.

venerdì 8 gennaio 2010


Quando ho deciso di chiamare la sezione del blog "Anime contro il razzismo", non a caso ho scelto la parola "anime" e non "persone". La mia volontà era porre l'accento su tutte quelle dinamiche interiori che fanno una persona, che la modellano, la plasmano quasi quanto l'ambiente, il corpo e la cultura.
Per lo stesso motivo, Mario Balotelli non è il "caso Balotelli".
E' un ragazzo giovanissimo ed arrivato ai massimi vertici di uno sport che ormai è una giungla.
Parla Balotelli
--------------
«Non mi scuso con chi mi ha insultato, ma con quella parte di pubblico che non c'entrava niente e che ho offeso esprimendomi male perché esasperato dai "buu" durante la partita e mentre uscivo dal campo.
Avrei dovuto precisare che quei tifosi che mi hanno fatto i "buu" a Verona, così come in altri stadi d'Italia, mi fanno schifo. Perché invece di godersi sportivamente una partita non pensano ad altro che a insultarmi. Sono stanco di sentire slogan e "buu" razzisti anche quando in campo mi comporto bene. E non accade solo a me. A Verona mi sono vergognato dei miei tifosi quando ho sentito i "buu" contro Luciano del Chievo. Mi ha dato molto dispiacere, è una vergogna che deve finire.»
Questo commento si riferisce alle scuse (dovute, imposte?) che Mario ha fatto sul suo sito, dopo esser stato condannato dal giudice sportivo ad una multa di 7000 euro per aver risposto "battendo le mani" (gesto ritenuto altamente sarcastico) agli insulti rivolti dagli spalti dello stadio di Verona per la partita Chievo-Inter (0-1), alla sua persona.
Quindi, aiutatemi a capire, si punisce un ragazzo per aver avuto la presunzione di ironizzare contro una moltitudine di tifosi???????
I giudici sportivi avrebbero potuto dare un segnale diverso in questo caso interrompendo la partita. Ma non solo in questo caso: in tutte le partite dove ci sono cori razzisti.
Dobbiamo renderci conto che lo stadio (come il teatro o la tv) sono rappresentazioni collettive
dove tutti svolgono il loro ruolo. E le rappresentazioni collettive si sedimentano nei cuori di chi vi partecipa. Ecco perchè bisogna agire su tutti i fronti, non solo contro l'unica anima che ha il coraggio di essere se stessa e difendere se stessa.

giovedì 7 gennaio 2010

Sicuramente molti avranno letto la notizia della morte di Tsutomu Yamaguchi all'età di 93 anni, ultimo superstite dello storico attacco "nucleare" sia a Hiroshima che a Nagasaki.
Ebbene l'uomo ha avuto la sfortuna di essere vittima di entrambi gli attacchi del 1945, è morto ora per cancro allo stomaco. La notizia in
sè parla di una persona che ha comunque vissuto a lungo la sua vita, nonostante l'incubo di cui è stato protagonista.
Il punto però su cui vorrei focalizzare l'attenzione è proprio l'orrore delle armi nucleari e la campagna pubblica contro le nucleari sostenuta fino all'ultimo istante da quest'uomo, che ha visto nel 2005 morire di tumore il figlio, bimbo al momento dell'attacco.

L'uomo ha l'infinito potenziale per creare, dal nulla e nelle condizioni più disperate, l'occasione per la vittoria e la rinascita; ma allo stesso modo per distruggere e distruggersi. Le armi nucleari sono la creatura peggiore che l'uomo possa mai aver ideato, MA peggio ancora utilizzato!!!

Daisaku Ikeda, Presidente dell'Associazione Soka Gakkai Internazionale, associazione per la diffusione della pace, cultura e dell'educazione che da sempre sostiene la lotta per l'abolizione delle armi nucleari, scrive "Se le armi nucleari incarnano le forze in grado di dividere e distruggere il mondo, esse possono essere sopraffatte solo dalla solidarietà dei cittadini comuni, che ha il potere di rendere la speranza una forza irresistibile che trasforma la storia. ... Il cammino per l’adozione di una NWC (Convenzione sulle Armi Nucleari - NWC,
Nuclear Weapons Convention) probabilmente è difficile. Ma invece di farci
paralizzare dalla difficoltà, dovremmo agire ora per creare un trascinante sostegno
popolare al divieto delle armi nucleari, così che gli appelli per l’a
dozione di una NWC
diventino impossibili da ignorare
"


Le armi nucleari sono l'emblema "dell'uomo-potere", sono il "mostro" che distrugge la vita nella sua totalità; portano alla morte in massa delle persone, oltre ad avere effetti disumani su chi scampa da morte immediata. Questo l'effetto della voglia di potere, per questo è anche fondamentale eliminare strumenti di potere così devastanti come le armi nucleari!!!

Anche...perché tutto si riconduce comunque ad ognuno di noi, possiamo vincere su questo sconfiggendo nel nostro cuore quella sete di potere che ci fa dimenticare la vera essenza della vita, che ci fa dimenticare il rispetto "dell'altro". Iniziamo con il mettere al centro la nostra e altrui "umanità" e il "valore della vita", non facciamoci guidare dalla forza cieca del potere e dell'egocentrismo che ci porta a far terra bruciata attorno a noi, ma dialoghiamo e condividiamo con gli altri la nostra crescita come alberi di un'unica maestosa foresta. La nostra vita è legata in modo indissolubile a quella degli altri, così la nostra felicità!

martedì 5 gennaio 2010




Sono contenta di inaugurare una nuova sezione del blog "Anime contro il razzismo".

Sono persone che hanno dentro il fuoco sacro dell'amore per la Giustizia e che pagano le conseguenze delle loro idee sulla propria pelle.

Vedi alla voce --> Dennis Brutus.

Viaggiamo all'interno dei fatti più importanti della sua vita, che si è conclusa il 27/12/2009.


Poeta.


Si immaginano i poeti avulsi dalla vita, sempre pensosi, sempre alla ricerca di verità che poco odorano del lezzo carnale ed umano. Ed invece, no. C'è una splendente categoria di poeti che affonda le proprie mani direttamente nella vita, per i quali le parole e le idee hanno un peso materiale come la frutta che compriamo al supermercato o i quintali di mine che spediamo sugli scenari di guerra, o come il peso corporeo delle persone di colore che devono viaggiare su un autobus separate dagli altri.


Rifletto che per Brutus, nato in SudAfrica, abituato sin da piccolo alla mescolanza delle genti bianche e nere, vedere ampliarsi le restrizioni nei confronti della gente nera, deve essere stato inconcepibile, quasi ridicolo, per la sua assurdità.


Ma ripeto, tale assurdità è limpida solo agli occhi di chi ha amore per la Giustizia. Ecco quindi che il potere costituito si fa strumento della propria natura (ottusa ), impedendo a questo uomo, nel frattempo diventato insegnante, di pubblicare i propri scritti, partecipare a manifestazioni a favore di uno sport multirazziale. Gli eventi successivi, vedono Brutus incarcerato con Mandela, un'esperienza che sebbene dura dal punto di vista fisico (proviamo per gioco a spaccare pietre per un giorno!), è uno dei canali (l'altro sarà l'esilo dal SudAfrica) attraverso i quali si apre, si svolge e rafforza il proprio talento poetico.


"Credo che la nostra maggiore vittoria..sia...di aver trasformato gli appelli alla pietà e alla carità in pressanti richieste di giustizia sociale"


Remembering Egypt

Solitary I walked the sands

beside the Pyramid
shot soil beneath my feet:
ageless the cloudless skies
aeons above invisible stars:
men laboured in dusty rags
parched reeds wilted in shallows
children with dark hungry eyes
gazed, curious, at alien intruders
while power games unwound
dynastic narratives unscrolled;
sorrowing, we braced for tawdry tales
 

Copyright 2010 Suomii at work.

Theme by WordpressCenter.com.
Blogger Template by Beta Templates.