lunedì 13 settembre 2010


Cito testualmente dalla biografia della sua pagina di MySpace: “ Musicalmente e geograficamente, Natacha Atlas è sempre stata un’itinerante”.

Ma credetemi questa definizione è solo parzialmente esaustiva dell’enorme lavoro di ricerca musicale e di indiscussa bravura che rende l’ascolto di un cd di questa artista un’esperienza da dover fare.

Il “trionfo del multiculturalismo” nel suo caso è puro contenuto: senti all’interno della sua voce sensuale e ipnotica, l’aver macinato interiormente la cultura anglosassone e quella egiziana dell’origine parentale.

Ma poi, è tutto un vagare: ascoltando un cd come “Mounqaliba” mi sono ritrovata in Oriente, e poi scagliata in un piccolo club di jazz newyorkese, per poi passaggiare romanticamente sotto quel grande ferro che è la Tour Eiffel.

Nata in Belgio, Natacha è cresciuta in un sobborgo a prevalenza marocchina a Bruxelles e ha presto imparato a destreggiarsi in Francese, Inglese, Arabo e Spagnolo.

La sua vita è stato un movimento continuo ed un cross-over di luoghi che le hanno valso collaborazioni importanti (vedi anche con Franco Battiato in “Ferro Battuto”, per citarne solo una) e riconoscimenti come Miglior Cantante al Victoire de la Musique Awards (i Grammy francesi).

Da non sottovalutare poi, l’impianto anche concettuale presente nei suoi lavori: sempre in “Mounqaliba”, le melodie arabe, ispirate alla tradizione egiziana, sono intervallate da interludi classici e voci di intellettuali che spiegano come “men are moulded by culture” (gli uomini sono modellati dalla cultura).

Però, è proprio questo che rende l’ascolto indimenticabile: l’idea di una Nuova Cultura, mista e preziosa, odierna ed antica, che non perde nulla, ma acquista un sapore conosciuto.
Solo da reimparare.


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