Straniamento: è questo il leit motiv di "The American", il film del regista Anton Corbjn, con George Clooney e Violante Placido.
Jack, il protagonista, killer professionista ed esperto di armi uccide, durante un agguato in Svezia, una ragazza che stava frequentando, solo per non svelare la sua vera identità.
Tale omicidio "gratuito" rimarrà come un peso sulla coscienza di Jack, il quale entra in una fase della sua vita in cui "inizia a perdere colpi", a compromettere cioè la macchina oliata delle azioni criminali nelle quali è coinvolto perché è stanco di quella vita stessa.
Lo straniamento, va detto, a volte coglie anche lo spettatore (almeno a me è successo così!) che da un thriller si aspetterebbe qualcosa di diverso: più azione,
più ritmo: invece c'è molto più movimento interiore nel personaggio, anche se va colto attraverso le pause, i silenzi e le camminate.
Un merito: l'aver rappresentato geograficamente l'Abruzzo, con le sue valli larghe ed a volte desolate con una fotografia apprezzabile.
E' il resto della rappresentazione dell'Italia che lascia un po' a desiderare : vecchietti nei bar, vecchietti nelle piazze, baristi che guardano un film di Sergio Leone, un bordello in un paesino di provincia, processioni religiose.
Un'Italia vecchia, antica a tratti con i suoi borghi medioevali, ma statica, ferma su sé stessa è lo sfondo in cui il cambiamento del protagonista richiede forse un luogo esteriore sempre uguale a sé stesso.
George Clooney riesce a rappresentare un uomo algido, freddo, una macchina di morte, ma manca qualcosa soprattutto nella rappresentazione del tormento interiore.
Violante Placido, la quale interpreta una prostituta, ha un solo momento di intesa attoriale con Clooney: lui è seduto al bar, lei passa davanti alla vetrina con l'amica, lo vede, entra ed inzia un dialogo tra i due che si svolge soprattutto attraverso i loro sguardi: una scena in cui tra i due protagonisti scorre un'emozione più intima.
Voto: 6
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